

Biglietti 20€ | A BREVE ON-LINE
prenotazioni: telefonicamente: 0234532140 – email: biglietteriaoutoff@gmail.com
dal 10 al 22 dicembre 2024
martedì, giovedì ore 20:30
mercoledì, venerdì e sabato ore 19:30
domenica ore 16:00
di Dario Fo e Franca Rame
con Monica Bonomi
e con la partecipazione di Tommaso Di Pietro
regia Lorenzo Loris
scene Lorenzo Loris e Luigi Chiaromonte
costumi Lorenzo Loris
interventi pittorici Giovanni Franzi
luci Luigi Chiaromonte
produzione Teatro Out Off
spettacolo in abbonamento Invito a Teatro
Torna “Tutta casa, letto e chiesa” di Dario Fo e Franca Rame, che ha avuto tanto successo nelle scorse stagioni. Produzione Teatro Out Off, in scena Monica Bonomi per la regia di Lorenzo Loris.
Tre donne esilaranti, diverse e toccanti raccontano la propria quotidianità troppo spesso costellata di violenze e soprusi. Un testo del 1977 che ha fatto la storia del teatro, ma capace di parlare e illuminare generazioni di donne e uomini. Un testo storico che continua a mantenere intatta la sua portata sociale e la sua forza comica.
TRE MONOLOGHI – TRE DONNE
Lo spettacolo è composto da tre monologhi distinti per tre donne esilaranti e diverse.
Il primo intitolato, UNA DONNA SOLA, è dominato dall’estro spiritoso di una casalinga che sembra disporre di tutto ciò che vuole all’ interno del suo nucleo familiare, ad eccezione della cosa più importante: il rispetto della propria dignità femminile.
La seconda storia, ABBIAMO TUTTE LA STESSA STORIA, è la raffigurazione di un sofferto rapporto sessuale fra un uomo e una donna. C’è anche una favola che attraversando i topos narrativi più noti (il lupo, la strega ecc.) mette a confronto una brava bambina e la sua bambola parlante che si esprime in modo scurrile. Queste due figure sono di fatto la stessa persona. La mite bambina è la parte che subisce e la bambola quella che invece si ribella.
Infine l’ultimo brano, fulminante, agghiacciante e risolutivo che servendosi di una lingua antica del Cinquecento, è ripreso dalla MEDEA di Euripide. Il testo non racconta il dramma della gelosia, bensì il rifiuto di una legge e di una cultura che vuole la donna ossequiante, ancorché umiliata e offesa. È una ballata tragica che Franca Rame dedicava ogni sera alle donne giovani e non più giovani presenti in sala.
Infine come scriveva Franca Rame:
“Lo spettacolo è comico e grottesco perché noi donne sono duemila anni che andiamo piangendo e questa volta ridiamo insieme e ci ridiamo anche dietro e poi perché un signore che di teatro se ne intendeva, un certo Molière, diceva: Quando vai a teatro e vedi una tragedia ti immedesimi, partecipi e piangi, piangi, piangi, poi vai a casa e dici: come ho pianto questa sera! E dormi rilassato. Il discorso politico ti è passato addosso come l’acqua sul vetro. Mentre invece per ridere ci vuole intelligenza, acutezza. Ti si spalanca nella risata la bocca, ma anche il cervello e nel cervello ti si infilano i chiodi della ragione.”
LE RAGIONI DI UNA SCELTA
È il caso, in questo periodo, parlare di femminismo?
Certo, è sempre il caso. Che poi questo termine sia utilizzato in modo distorto, denigratorio, inappropriato – forse non è più tempo, è finita l’era del femminismo, è un termine obsoleto – ebbene io lo scelgo ancora, perché è quello che rappresenta meglio lo stato e i diritti delle donne.
Femministe si nasce e femministe si può diventare quando, nel percorso della nostra vita, “si inciampa” in tutti quei torti, soprusi, abusi, subiti dalle donne: è sempre opportuno pertanto ricordare che il diritto di voto, in Italia, è stato riconosciuto alle donne solo nel 1945, che il numero dei femminicidi è inarrestabile, e che le discriminazioni sono una squallida realtà sotto gli occhi di tutti, questo prova che la sensibilità fisica e psicologica di una donna, anziché essere fonte di ricchezza, è causa di sopraffazione.
Lorenzo Loris