

Biglietti Intero: 20€ | Under26: 14€ | Over65: 10€
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Prenotazioni: T. 0234532140 | M. biglietteriaoutoff@gmail.com | WhatsApp 393 885 4859
dal 14 gennaio al 9 febbraio 2025
martedì, giovedì ore 20:30
mercoledì, venerdì e sabato ore 19:30
domenica ore 16:00
da Carlo Porta
Traduzione di Patrizia Valduga
Con Elena Callegari e Mario Sala
Con la partecipazione di Tommaso Di Pietro
Regia di Lorenzo Loris
Musiche originali degli Allievi del “Corso di Musica per l’immagine” della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado: Andrea Bevilacqua, Matej Sancin, Fabrizio Zirilli
Scene Lorenzo Loris, Luigi Chiaromonte, Gianluca Sesia
Interventi pittorici Giovanni Franzi
Costumi Nicoletta Ceccolini
Schema Luci Luigi Chiaromonte
Luci Iacopo Bertrand Bonalumi, Lottieri e Lorenzo Loris
Produzione Teatro Out Off
Con il sostegno di NEXT – Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo – Edizione 2024/2025
Spettacolo in abbonamento Invito a Teatro
L’ umorismo, la pietà e l’amore del Porta per la sua gente. Due soprusi amorosi, due componimenti che esprimono il rammarico per una felicità tanto ingenuamente invocata quanto irrimediabilmente preclusa. Una Milano brulicante di suoni, odori e personaggi, un ponte gettato tra il tardo Settecento lombardo e la nostra affollata contemporaneità.
Il progetto di messa in scena delle seguenti opere in versi di Carlo Porta: “La Ninetta del mercato” e “Lamento di Melchiorre dalle gambe sbilenche” con gli attori: Elena Callegari e Mario Sala e la regia di Lorenzo Loris, prevede di adoperare la traduzione di Patrizia Valduga, con lo scopo di portare a conoscenza del maggior numero di persone possibile l’opera del grande autore milanese.
Elena Callegari e Mario Sala sono degli attori di origine lombarda, laureati entrambi alla facoltà di “Lettere e filosofia” dell’Università di Pavia; hanno frequentato la “Scuola del Piccolo Teatro”. In passato hanno preso parte ad alcuni lavori di grandi autori quali Gadda, Testori che avevano l’obiettivo di far convivere l’uso popolare del dialetto lombardo con la lingua italiana corrente. Per queste loro caratteristiche peculiari risultano particolarmente adatti a restituire “realisticamente e fantasticamente il mondo” di Carlo Porta. Questo nostro intento sarà reso ancor più efficace perché ci serviremo dei consigli e della consulenza della poetessa Patrizia Valduga che ci assisterà di persona durante la trasposizione drammaturgica del lavoro teatrale.
Patrizia Valduga sembra avere trattato il dialetto milanese così espressivo di Porta come una lingua straniera, come più volte ha trattato le altre lingue che ha tradotto: da Shakespeare, a Moliere, a Mallarmé ecc. Scrivere in versi per Patrizia sembra essere infatti un conforto, una medicina. Attraverso di essi cerca di comunicare ai lettori la sua passione per la poesia: la gioia a scriverla e il piacere a leggerla. Nella poesia del Porta contano moltissimo il ritmo, la musicalità e la forma. La poesia è una successione ritmata di suoni e di ritmi. Infatti anche i versi liberi non sono mai liberi perché devono stare all’interno di una metrica secondo una loro intrinseca necessità. Questo ordine, questa necessità ne ritmano il significato, anzi i significati: “la poesia deve sempre dire di più di quel che dice.”
“La Ninetta del mercato” e “Lamento di Melchiorre dalle gambe sbilenche” sono due componimenti che esprimono il rammarico per aver perso l’illusoria felicità, ingenuamente malriposta, nei confronti di un giovane e di una donna ammaliatrice, rispettivamente: el Pepp e la Tetton.
Sono due storie che descrivono due soprusi amorosi. Raccontano le disavventure di Ninetta, una pescivendola che lavora al mercato comunale e viene raggirata da un giovane privo di scrupoli e di un ciabattino, Melchiorre, che suona il mandolino in una sala da ballo e viene circuito da una donna disonesta.
È abbastanza naturale accorgersi di quanto Carlo Emilio Gadda e, in egual misura, Giovanni Testori abbiano attinto nel loro immaginario letterario a queste due opere di Carlo Porta.
Le due poesie sembrano interfacciarsi a specchio e finiscono per scivolare una nell’altra, restituendoci uno spaccato di vita popolare di straordinaria vivacità e inesauribile vitalità. Ed è come se ci venissero squadernate davanti agli occhi scene di una Milano brulicante di suoni, odori, personaggi che sembravano essere sepolti nel nostro animo più profondo e che l’umorismo, la pietà e l’amore del Porta per la sua “gente” ci riporta alla coscienza.
Grazie alla collaborazione di Patrizia Valduga che per tanto tempo ha studiato quel mondo, immergendovisi totalmente, cercheremo di giustapporre la sua traduzione ad alcuni versi originali di Carlo Porta, alternandoli a seconda del significato. Per creare un cortocircuito linguistico che favorisca un avvicinamento fra il tardo settecento lombardo e la contemporaneità.
Quest’opera di avvicinamento tra la lingua italiana di oggi e il dialetto autentico del Porta produrrà un’osmosi di due mondi culturali che sono una conseguenza diretta dell’altro.
Nell’introduzione iniziale della prefazione al libro su Carlo Porta, edizioni Einaudi 2018, la poetessa riporta uno scritto di Giovanni Raboni sul grande poeta milanese. Il critico letterario sostiene che per mettere chiunque non conosca l’antico dialetto milanese del Porta nella condizione di capire o almeno di immaginare come “suonano”, cosa “sono” al di là del significato letterale, i versi di questo grande autore, “occorra una traduzione vera, una traduzione capace di suggerirne la struttura metrica, e la specificità figurale.”
Il lavoro che si tratterebbe di fare con la traduzione di Patrizia Valduga, che ha pienamente raggiunto questo obiettivo, insieme agli attori che porteranno in scena l’opera di Carlo Porta, sarà quindi ancor più determinante per fare conoscere questo grande poeta al di fuori di una nicchia ristretta di fedelissimi.