Jan Fabre Teaching Group luglio e ottobre 2025.

Sono aperte le iscrizioni per le tre masterclass “Jan Fabre Teaching Groupche si svolgeranno al Teatro Out Off di Milano dal 7 all’11 luglio e dal 30 settembre al 28 ottobre 2025, nell’ambito della seconda edizione del Festival Fabre.

Dopo la straordinaria esperienza del 2023 e 2024, il Teatro Out Off organizza tre nuovi “Jan Fabre Teaching Group” rivolti a danzatori, danzatrici, attrici, attori, performer professionisti e semi professionisti.

I workshop sono condotti dai performer della compagnia Troubleyn / Jan Fabre Pietro Qudrino, Cédric Charron eIrene Urciuoli.

Jan Fabre ha elaborato una serie di esercizi concepiti per la preparazione dei suoi performer, attori e danzatori. Queste “Linee guida per il performer del 21° secolo” vengono diffuse in giro per il mondo attraverso i Jan Fabre Teching Group, workshop con artisti e artiste che lavorano con lui e che rispecchiano espressivamente la sua travolgente pratica performativa.

Jan Fabre forma, infatti, alcuni dei suoi attori, attrici, danzatrici e danzatori più esperti per insegnare a giovani performer queste “Linee guida”. I tre workshop in programma al Teatro out Off di Milano lavorano sul corpo come strumento che esamina e incarna il passaggio dall’atto alla recitazione. L’immaginazione e la consapevolezza fisica vengono gradualmente affinate e le e i performer sono sfidati a costruire un ponte verso uno stato di trasformazione fisica. La serie di esercizi si concentra sul perfezionamento e sull’ottimizzazione sistematica della ricerca del potenziale della recitazione fisica (recitazione “fisiologica”). Centrale è l’esplorazione dell’immaginazione evocativa del “corpo nel suo insieme”.

Dettaglio date e formatori/formatrici:

Dal 7 all’11 luglio workshop condotto da Pietro Qudrino

Dal 30 settembre all’8 ottobre workshop condotto dall’attrice Cédric Charron

Dal 20 al 28 ottobre workshop con Irene Urciuoli

Per iscrizioni e informazioni dettagliate scrivere inviandoci il proprio CV a info@teatrooutoff.it con oggetto della mail “Application Jan Fabre Teaching Group Milano”

Costo di partecipazione 300€ inclusa iva per ogni workshop.

Info, orari e iscrizioni:

Orari del workshop 7-11 luglio: dalle ore 11.00 alle ore 17.00

𝐏𝐞𝐫 𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 potete scriverci inviandoci il vostro CV con foto a info@teatrooutoff.it con oggetto della mail “Application Jan Fabre Teaching Group Milano”.

Costo di partecipaziione 300 € inclusa iva. Le iscrizioni terminano il 30 giugno.

La masterclass si tiene in lingua italiana e inglese.

Scarica il PDF di approfondimento che tutte le info.

Pietro Quadrino

Dopo aver completato gli studi in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, Pietro Quadrino ha iniziato la carriera come attore teatrale. Si è poi trasferito a Parigi, dove si è diplomato all’AIDAS, sotto la direzione di Carlo Boso, specializzandosi in Commedia dell’Arte. Nel 2012 ha debuttato al Teatro Nazionale di Roma.

Nello stesso anno si è unito a Troubleyn/Jan Fabre e si è esibito nei principali teatri d’Europa, America e Asia. È apparso in alcune delle produzioni più iconiche di Fabre, tra cui The Power of Theatrical Madness (2012), This Is Theater Like It Was to Be Expected and Foreseen (2012), and Mount Olympus. To Glorify the Cult of Tragedy—a 24-hour performance (2015). Attualmente Quadrino è impegnato in Peak Mytikas (On the Top of Mount Olympus), una produzione di otto ore (2023), l’ultimo spettacolo di Troubleyn/Jan Fabre.

Oltre al lavoro con Troubleyn/Jan Fabre, Quadrino ha collaborato con diverse prestigiose istituzioni teatrali. Nel 2016 si è esibito al Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni” sotto la direzione di Àlex Rigola. Nel 2019 si è unito alla compagnia di Angélica Liddell. Nel corso della sua carriera, ha lavorato anche con registi di fama internazionale come Ariane Mnouchkine, Omar Porras e diversi gruppi teatrali emergenti. Oltre al suo lavoro sul palcoscenico, Quadrino è membro del Jan Fabre Teaching Group, dove forma la prossima generazione di performer.

Pietro Quadrino

𝐏𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐐𝐮𝐚𝐝𝐫𝐢𝐧𝐨 After completing his studies in Political Science at La Sapienza University in Rome, Pietro Quadrino began his career as a theater performer. He then moved to Paris, where he graduated from AIDAS, under the direction of Carlo Boso, specializing in Commedia dell’Arte. In 2012, he made his debut at the National Theatre of Rome.

That same year, he joined Troubleyn/Jan Fabre and performed in major theaters across Europe, America, and Asia. He appeared in some of Fabre’s most iconic productions, including The Power of Theatrical Madness (2012), This Is Theater Like It Was to Be Expected and Foreseen (2012), and Mount Olympus. To Glorify the Cult of Tragedy—a 24-hour performance (2015).

Currently, Quadrino is performing in Peak Mytikas (On the Top of Mount Olympus)—an eight-hour production (2023), the latest show by Troubleyn/Jan Fabre.

In addition to his work with Troubleyn/Jan Fabre, Quadrino has collaborated with several prestigious theater institutions. In 2016, he performed at the National Theatre of Venice under the direction of Àlex Rigola. In 2019, he joined the company of Angélica Liddell. Throughout his career, he has also worked with internationally renowned directors such as Ariane Mnouchkine, Omar Porras, and various emerging theater groups.

Alongside his stage work, Quadrino is a member of the Jan Fabre Teaching Group, where he trains the next generation of performers.

Concerto Quartetto Ictus: Presentazione del box set Ictus @45Out Off Nights

Lunedì 26 maggio, ore 21.00

Andrea Centazzo / Quartetto Ictus

Special Guest Steve Piccolo

Presentazione del box set Ictus @45
Out Off Nights

Lunedì 26 maggio, alle ore 21.00, il Quartetto Ictus, una delle eccellenze dell’avanguardia musicale contemporanea, presenta in concerto al Teatro Out Off il cofanetto discografico “ICTUS @45”, pubblicato da FSR Records. Special guest della serata sarà il musicista statunitense Steve Piccolo.

Il Quartetto Ictus, composto da Andrea Centazzo,Francesca Gemmo, Carlo Actis Dato e Sergio Armaroli, nasce su iniziativa del compositore, percussionista e artista multimediale Andrea Centazzo, figura storica dell’avanguardia musicale internazionale. Il nome del quartetto è un omaggio alla storica etichetta discografica ICTUS Records, fondata dallo stesso Centazzo nel 1976, e all’omonimo festival, che rappresenta da quasi mezzo secolo un punto di riferimento imprescindibile per la musica di ricerca, la sperimentazione e l’improvvisazione radicale.

Nel 2022, al Teatro Out Off, si sono svolte le celebrazioni per i 45 anni dell’etichetta ICTUS e i 50 anni di attività artistica di Andrea Centazzo: quattro giornate straordinarie di concerti, incontri e performance, che hanno visto la partecipazione di artisti internazionali e che sono state recentemente raccolte nel cofanetto discografico “ICTUS @45”, pubblicato dalla prestigiosa etichetta polacca FSR Records.

Il 26 maggio il Quartetto Ictus torna sul palco dell’Out Off conun concerto unico: non solo un’occasione artistica di alto profilo, ma anche un importante momento commemorativo, nel quale si intrecciano memoria storica, espressione contemporanea e proiezione verso il futuro della musica d’avanguardia racchiusi nel cofanetto “ICTUS @45”.

Il quartetto rappresenta oggi una delle espressioni più compiute e significative dell’avanguardia musicale contemporanea. La presenza di quattro personalità così fortemente caratterizzate, unite da una profonda intesa artistica e da un comune desiderio di esplorazione, fa di questa formazione un laboratorio sonoro in costante evoluzione. Il concerto è un tributo alla libertà creativa e al potere trasformativo della musica, una preziosa occasione per assistere a un’esperienza musicale in cui si fondono passato, ricerca sonora e tensione poetica verso il nuovo.

Il concerto sarà arricchito dall’eccezionale presenza di Steve Piccolo, musicista d’avanguardia jazz nei Lounge Lizards e autore di celebri brani pop anni ’80 (tra cui Self Control di Raf). Piccolo ha collaborato con vari artisti italiani, tra cui Giancarlo Bigazzi, Umberto Tozzi e i Righeira. Produttore di glorie dell’indie italiano (Massimo Volume), già docente di progettazione sonora all’Accademia Carrara di Bergamo.

Il Quartetto Ictus è composto da quattro musicisti di fama internazionale, ciascuno dei quali rappresenta un’eccellenza nel proprio ambito:

Andrea Centazzo Percussioni, composizione, direzione artistica

Musicista, compositore e artista multimediale, Andrea Centazzo è tra i più influenti esponenti della musica contemporanea e sperimentale. Attivo sulla scena internazionale fin dagli anni Settanta, ha dato vita a un linguaggio sonoro personale e visionario, basato su una fusione profonda tra improvvisazione, scrittura formale e tecnologia. Ha collaborato con i più grandi nomi del jazz e dell’avanguardia – da John Zorn a Steve Lacy, da Alvin Curran a Anthony Braxton – e ha pubblicato oltre 200 album e composizioni. Autore di opere multimediali, colonne sonore e installazioni sonore, Centazzo ha portato la sua arte in Europa, Asia e Stati Uniti, contribuendo in modo decisivo alla diffusione della musica di ricerca.

Francesca Gemmo Pianoforte

Pianista e interprete di consolidata esperienza, Francesca Gemmo è specializzata nell’esecuzione del repertorio contemporaneo, con particolare attenzione alla prassi esecutiva legata all’improvvisazione e alla musica sperimentale. La sua carriera si è sviluppata tra concerti solistici, collaborazioni cameristiche e progetti interdisciplinari, in Italia e all’estero. Dotata di un tocco raffinato e di un’attenzione minuziosa per la forma e il timbro, Gemmo è riconosciuta per la profondità delle sue interpretazioni e per la capacità di rendere accessibile e comunicativa anche la musica più complessa. Collabora regolarmente con compositori contemporanei ed è attivamente impegnata nella ricerca e nella diffusione della musica del nostro tempo.

Carlo Actis Dato Sax, clarinetti

Compositore e polistrumentista tra i più originali del panorama jazzistico internazionale, Carlo Actis Dato è noto per l’energia espressiva, l’estro inventivo e la capacità di fondere elementi di culture musicali differenti in un linguaggio personale, ironico e profondamente libero. Ha fatto parte di importanti formazioni quali il Gruppo Art Studio, il Quartetto di Giorgio Gaslini e il Nexus, oltre ad aver guidato formazioni a suo nome che lo hanno portato ad esibirsi nei principali festival di tutto il mondo: dal Canada al Giappone, dalla Russia all’Africa. Con un catalogo discografico vastissimo, Actis Dato ha contribuito a ridefinire i confini tra jazz, improvvisazione e world music

Sergio Armaroli Vibrafono, composizione

Compositore, vibrafonista e artista interdisciplinare, Sergio Armaroli si distingue per un approccio che coniuga rigore teorico, sensibilità poetica e apertura alla sperimentazione. Laureato in percussioni, musica elettronica e musicologia, Armaroli ha dedicato gran parte della propria ricerca all’intersezione tra scrittura e improvvisazione, sviluppando un linguaggio espressivo personale e innovativo. È docente, curatore e promotore di eventi culturali legati alla musica d’arte, e collabora attivamente con compositori, ensemble e solisti in ambito internazionale. La sua produzione comprende opere per strumenti solisti, ensemble, elettronica e installazioni sonore.

Teatro OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano

Lunedì 26 maggio ore 21.00

Prenotazioni e informazioni:


T. 0234532140 | M. biglietteriaoutoff@gmail.com

Prezzi: Intero 15€ | Under26 12€ | Over65 10€

Jan Fabre Teaching Group dal 7 all’11 luglio 2025.

Sono aperte le 𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 per la 𝐦𝐚𝐬𝐭𝐞𝐫𝐜𝐥𝐚𝐬𝐬 𝐽𝑎𝑛 𝐹𝑎𝑏𝑟𝑒 𝑇𝑒𝑎𝑐ℎ𝑖𝑛𝑔 𝐺𝑟𝑜𝑢𝑝 con l’attore e performer della compagnia Troubleyn / Jan Fabre 𝐏𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐐𝐮𝐚𝐝𝐫𝐢𝐧𝐨 che si svolgerà al Teatro Out Off dal 7 all’11 luglio 2025.

Dopo la straordinaria esperienza del 2023 e 2024, il Teatro Out Off organizza un nuovo Jan Fabre Teaching Group! 𝐈𝐥 𝐰𝐨𝐫𝐤𝐬𝐡𝐨𝐩 𝐞̀ 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐚 𝐝𝐚𝐧𝐳𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢, 𝐝𝐚𝐧𝐳𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐢, 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐢, 𝐚𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢, 𝐩𝐞𝐫𝐟𝐨𝐫𝐦𝐞𝐫 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐢 – 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐢.

Jan Fabre ha elaborato una serie di esercizi concepiti per la preparazione dei suoi performer, attori e danzatori. Queste “Linee guida per il performer del 21° secolo” vengono diffuse in giro per il mondo attraverso il 𝐉𝐚𝐧 𝐅𝐚𝐛𝐫𝐞 𝐓𝐞𝐚𝐜𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐨𝐮𝐩, workshop con artisti e artiste che lavorano con lui e che rispecchiano espressivamente la sua travolgente pratica performativa.

Jan Fabre forma quotidianamente alcuni dei suoi attori, attrici, danzatrici e danzatori più esperti per insegnare a giovani performer le “Linee guida per il performer del 21° secolo”. Durante il workshop che si terrà al Teatro Out Off a luglio i corpi dei performer partecipanti diventano strumento che esamina e incarna il passaggio dall’atto alla recitazione. L’immaginazione e la consapevolezza fisica vengono gradualmente affinate e le e i performer sono sfidati a costruire un ponte verso uno stato di trasformazione fisica. La serie di esercizi si concentra sul perfezionamento e sull’ottimizzazione sistematica della ricerca del potenziale della recitazione fisica (recitazione “fisiologica”). L’esplorazione dell’immaginazione evocativa del “corpo nel suo insieme” è qui un leitmotiv. Nella masterclass, non è né l’imitazione né l’aspetto psicologico a essere centrale, ma 𝐥’𝐞𝐬𝐩𝐥𝐨𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐫𝐩𝐨 𝐢𝐧 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. Si attribuisce grande importanza alla respirazione, all’uso dell’energia esplosiva e alle articolazioni della testa, busto e arti. Molti input provengono dalla cinetica degli animali a sangue freddo e caldo.

Info, orari e iscrizioni:

Orari del workshop 7-11 luglio: dalle ore 11.00 alle ore 17.00

𝐏𝐞𝐫 𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 potete scriverci inviandoci il vostro CV con foto a info@teatrooutoff.it con oggetto della mail “Application Jan Fabre Teaching Group Milano”.

Costo di partecipaziione 300 € inclusa iva. Le iscrizioni terminano il 30 giugno.

La masterclass si tiene in lingua italiana e inglese.

Scarica il PDF di approfondimento che tutte le info.

Pietro Quadrino

Dopo aver completato gli studi in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, Pietro Quadrino ha iniziato la carriera come attore teatrale. Si è poi trasferito a Parigi, dove si è diplomato all’AIDAS, sotto la direzione di Carlo Boso, specializzandosi in Commedia dell’Arte. Nel 2012 ha debuttato al Teatro Nazionale di Roma.

Nello stesso anno si è unito a Troubleyn/Jan Fabre e si è esibito nei principali teatri d’Europa, America e Asia. È apparso in alcune delle produzioni più iconiche di Fabre, tra cui The Power of Theatrical Madness (2012), This Is Theater Like It Was to Be Expected and Foreseen (2012), and Mount Olympus. To Glorify the Cult of Tragedy—a 24-hour performance (2015). Attualmente Quadrino è impegnato in Peak Mytikas (On the Top of Mount Olympus), una produzione di otto ore (2023), l’ultimo spettacolo di Troubleyn/Jan Fabre.

Oltre al lavoro con Troubleyn/Jan Fabre, Quadrino ha collaborato con diverse prestigiose istituzioni teatrali. Nel 2016 si è esibito al Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni” sotto la direzione di Àlex Rigola. Nel 2019 si è unito alla compagnia di Angélica Liddell. Nel corso della sua carriera, ha lavorato anche con registi di fama internazionale come Ariane Mnouchkine, Omar Porras e diversi gruppi teatrali emergenti. Oltre al suo lavoro sul palcoscenico, Quadrino è membro del Jan Fabre Teaching Group, dove forma la prossima generazione di performer.

Jan Fabre Teaching Group 5 Day Masterclass

7 – 11 July

Applications are open for 𝐦𝐚𝐬𝐭𝐞𝐫𝐜𝐥𝐚𝐬𝐬 𝐽𝑎𝑛 𝐹𝑎𝑏𝑟𝑒 𝑇𝑒𝑎𝑐ℎ𝑖𝑛𝑔 𝐺𝑟𝑜𝑢𝑝 with the actor and performer of the Troubleyn / Jan Fabre 𝐏𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐐𝐮𝐚𝐝𝐫𝐢𝐧𝐨 company, which will take place at Out Off Theater from July 7 to 11.

After the extraordinary experience of 2023 and 2024, Out Off Theater is organizing a new Jan Fabre Teaching Group! the workshop is aimed at professional dancers, dancers, actresses, actor and performers.

Jan Fabre has developed a series of exercises designed for the preparation of his performers, actors and dancers. These “Guidelines for the 21st Century Performer” are disseminated around the world through 𝐉𝐚𝐧 𝐅𝐚𝐛𝐫𝐞 𝐓𝐞𝐚𝐜𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐨𝐮𝐩, workshops with artists and performers who work with him and expressively reflect his overwhelming performance practice.

Jan Fabre trains some of his most experienced actors, actresses, and dancers daily to teach young performers the “Guidelines for the 21st Century Performer.” During the workshop to be held at Out Off Theater in July, the bodies of the participating performers become instruments that examine and embody the transition from act to performance. Imagination and physical awareness are gradually honed and the and performers are challenged to build a bridge to a state of physical transformation. The exercise series focuses on systematically refining and optimizing the search for the potential of physical acting (“physiological” acting). Exploration of the evocative imagination of the “body as a whole” is a leitmotif here. In the masterclass, it is neither imitation nor the psychological aspect that is central, but the exploration of the physical potential of the body in transformation. Great emphasis is placed on breathing, the use of explosive energy and the joints of the head, torso and limbs. Much input comes from the kinetics of cold- and warm-blooded animals.

For applications and information, you can write to us by sending your CV with photo to info@teatrooutoff.it with the subject of the email “Application Jan Fabre Teaching Group Milan”

Workshop times July 7-11: 11 a.m. to 5 p.m.

APPLICATION

Candidates (actors, dancers, performers…) can send their compact CV with photo and mobile phone number by mail to info@teatrooutoff.it before 30 June

> The masterclass will take place with a limited number of participants.
> The participation fee is 300 € (incl. 21% VAT)
> The masterclass will take place at TEATRO OUT OFF , via Mac Mahon 16, Milano.
> Selected candidates will receive detailed information regarding the payment as well as other practicalities by e-mail.
> Masterclass conducted in Italian and English.

Pietro Quadrino

𝐏𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐐𝐮𝐚𝐝𝐫𝐢𝐧𝐨 After completing his studies in Political Science at La Sapienza University in Rome, Pietro Quadrino began his career as a theater performer. He then moved to Paris, where he graduated from AIDAS, under the direction of Carlo Boso, specializing in Commedia dell’Arte. In 2012, he made his debut at the National Theatre of Rome.

That same year, he joined Troubleyn/Jan Fabre and performed in major theaters across Europe, America, and Asia. He appeared in some of Fabre’s most iconic productions, including The Power of Theatrical Madness (2012), This Is Theater Like It Was to Be Expected and Foreseen (2012), and Mount Olympus. To Glorify the Cult of Tragedy—a 24-hour performance (2015).

Currently, Quadrino is performing in Peak Mytikas (On the Top of Mount Olympus)—an eight-hour production (2023), the latest show by Troubleyn/Jan Fabre.

In addition to his work with Troubleyn/Jan Fabre, Quadrino has collaborated with several prestigious theater institutions. In 2016, he performed at the National Theatre of Venice under the direction of Àlex Rigola. In 2019, he joined the company of Angélica Liddell. Throughout his career, he has also worked with internationally renowned directors such as Ariane Mnouchkine, Omar Porras, and various emerging theater groups.

Alongside his stage work, Quadrino is a member of the Jan Fabre Teaching Group, where he trains the next generation of performers.

In occasione dello spettacolo “Giobbe”, quattro serate uniche per approfondire la figura di Giobbe con autorevoli personalità del mondo della cultura.

Dal 13 al 16 marzo in scena

GIOBBE

regia e scenografia Federico Olivetti
con Paolo Musio, Francesco Sferrazza Papa e Flavio Capuzzo Dolcetta
drammaturgia Paolo Musio, Federico Olivetti
scenografia e costumi Emanuela Dall’Aglio
luci Carmine Marino
suono Claudio Tortorici
produzione Drama Teatro e Teatro dei naufraghi

Il 13, 15 e 16 marzo lo spettacolo è preceduto da tre diversi incontri con Emanuele Trevi, Enzo Bianchi, Luigi Zoja e Haim Baharier.

Prosegue la nostra stagione con quattro serate d’eccezione che vedranno eminenti personalità del mondo della cultura dialogare, da prospettive differenti, intorno ai temi, di grande attualità, spessore e complessità, affrontati nello spettacolo Giobbe, produzione Drama Teatro e Teatro dei naufraghi, in scena per la prima volta a Milano da giovedì 13 a domenica 16 marzo: introdurranno lo spettacolo, analizzando le tematiche presenti nella storia biblica, il critico letterario e scrittore premio strega 2021 Emanuele Trevi (13 marzo), lo psicoanalista e sociologo Luigi Zoja (15 marzo) e il filosofo, studioso e scrittore francese Haim Baharier, tra i massimi esperti di ermeneutica biblica e del pensiero ebraico (16 marzo). Ogni serata sarà dunque un evento unico, grazie agli incontri che precederanno lo spettacolo Giobbe, con Paolo Musio, Francesco Sferrazza Papa e Flavio Dolcetta, la regia di Federico Olivetti, che firma anche la drammaturgia insieme a Paolo Musio, e i costumi di Emanuela Dall’Aglio,Premio Ubu 2021per i Migliori Costumi e Premio della critica 2012.

Con questi eventi, che uniscono gli incontri allo spettacolo, desideriamo offrire al pubblico la possibilità di interrogare il libro di Giobbe, riflettere da diversi punti di osservazione e approfondire i temi di uno dei più complessi e controversi testi della Bibbia. Il testo e lo spettacolo, “rischiarati” da queste voci, assumeranno così, di replica in replica, lineamenti differenti.

Lo spettacolo

Giobbe è un uomo sapiente e ricco. Possiede molte terre, molti animali, servi, figlie e figli. Un giorno Satana propone a Dio una scommessa: se gli permetterà di toccare i beni di un uomo, qualunque uomo, anche il migliore – quell’uomo lo maledirà. Dio è d’accordo e affida a Satana Giobbe. Satana toglie a Giobbe ogni cosa e lo affligge di una malattia che gli procura dolore atroce in tutto il corpo. Due personaggi arrivano da lontano per portargli conforto. Ma il loro proposito fallisceNello spettacolo con la regia di Olivetti, Giobbe giace sotto un cielo sordo, senza speranza, divorato dall’angoscia, dalla rabbia e dallo sdegno. Insieme a Giobbe, sono in scena un ragazzo e un uomo che non accettano la sua condizione e che vedono la sofferenza dell’uomo, innanzitutto, come un errore. La salute, conseguentemente, è vista come un dovere. Il ragazzo, vestito da Arlecchino, è un illusionista che propone a Giobbe la cura dell’artificio: dipinge di cielo le pareti della sua casa malata, alleggerisce i suoi passi, distende il suo pensiero. L’uomo, un beduino, è invece l’avvocato di Dio: accusa Giobbe e vuole che si riconosca responsabile della propria sofferenza: “chi semina miseria, sempre miseria mieterà” dice, affermando così che chi vive nella pena, senza dubbio ne è responsabile.

La vita di Giobbe è quasi meccanica: sbriga le faccende quotidiane, senz’anima, senza propositi, senza alcun orizzonte. Spogliati da ogni valore, i giorni di Giobbe si rivelano come un’angosciosa, incessante, ripetizione. In questo deserto di umanità, in cui non c’è “niente di nuovo sotto il sole” (da un altro libro sapienziale, il Qoelet), Giobbe si pone come la voce di una fede folle che nessuna catastrofe può abbattere. La sua certezza è che “nei cieli impossibili”, dove la ragione è cieca, ci sia un principio ordinatore che raccoglie in sé tutte le cose, l’uomo e la storia.

La leggenda di Giobbe è terribilmente attuale: in essa la questione del Male è oggetto di un dibattito appassionato, irrisolto e, forse, irrisolvibile. Lo spettacolo non vuole dare risposte ma piuttosto porre domande e suggerire la possibilità di un altro ordine delle cose. Un ordine non comprensibile razionalmente ma solo intuibile, attraverso l’arte che è sospensione della vita ordinaria. 

Gli incontri prima e compartecipanti dello spettacolo

Al centro dello spettacolo ci sono due grandi interrogativi: Se Dio esiste, perché c’è il male? Perché vivere, se nel mondo c’è il male? Emanuele Trevi introdurrà lo spettacolo da una prospettiva letteraria, il sociologo e psicoanalista junghiano Luigi Zoja suggerirà un approfondimento dal punto di vita psicologico mentre Haim Baharier proporrà una riflessione filosofica. Gli incontri saranno occasione per offrire spunti di riflessione sul libro di Giobbe e sullo spettacolo. Ogni incontro permetterà quindi di guardare lo spettacolo in modo diverso e da più punti di vista.

Emanuele Trevi scrittore e critico letterario, ha pubblicato recentemente Sogni e favole, Due vite (con cui ha vinto il Premio Strega) e La casa del mago.

Luigi Zoja sociologo e psicoanalista, ha pubblicato ultimamente – per Bollati Boringhieri – Centauri. Alla radice della violenza maschile, Paranoia e Il declino del desiderio.

Haim Baharier matematico e psicanalista, allievo di Emmanuel Levinas; insegna Talmud e Torah. Il libro La Genesi spiegata da mia figlia è nato da un ciclo di incontri presso il Teatro Dal Verme a Milano.

Programma e orari:


Giovedì 13 marzo ore 20:30: apre Emanuele Trevi; a seguire lo spettacolo
Venerdì 14 marzo ore 19:30: spettacolo
Sabato 15 marzo ore 19:30: apre Luigi Zoja; a seguire lo spettacolo
Domenica 16 marzo ore 16.00: apre Haim Baharier; a seguire lo spettacolo

Prenotazioni e informazioni:

Prezzi: Intero: 20€ | Under26: 14€ | Over65: 10€

T. 0234532140 | M. biglietteriaoutoff@gmail.com

Biglietteria aperta da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle ore 16.30

Ritiro biglietti negli uffici in via Principe Eugenio 22 dal lunedì al venerdì dalle ore 11.00 alle ore 13.00.

Ritiro biglietti in botteghino via Mac Mahon 16 dal martedì alla domenica un’ora prima dello spettacolo.

ANNUNCIO PER STAGE CURRICOLARE

Il Teatro Out Off offre la possibilità di fare un’esperienza di stage curricolare come assistente responsabile comunicazione, promozione e ufficio stampa.

Lo stage è volto a formare un responsabile dell’ufficio comunicazione, promozione e stampa nel settore specifico del teatro. Punto di partenza sarà la conoscenza di mission, storia, struttura e potenzialità dell’azienda per poi svolgere l’attività focalizzata su 8 punti di interesse:
1) Promozione della seconda parte della stagione 2024/2025 attraverso i social network del teatro
2) Ideazione di strategie di audience engagement per i social network del teatro
3) Creazione di contenuti video e grafiche legati agli spettacoli per i social network del teatro
4) Attività quotidiana di rassegna stampa
5) Supporto all’ideazione e alla creazione della newsletter settimanale
6) Allestimento del foyer del teatro sulla base degli spettacoli in scena
7) Partecipazione a una replica dello spettacolo in scena per la creazione di foto/video da condividere in tempo reale o in differita sui social network del teatro
8) Gestione delle email per gli inviti e per le prenotazioni dei biglietti

L’offerta è rivolta a coloro che stanno conseguendo un titolo di laurea triennale o magistrale.

Per candidarsi scrivere a Giulia Castelnovo alla mail ufficio.stampa@teatrooutoff.it inviando il proprio curriculum.

IL RE DEL PLAGIO

Di Jan Fabre
Regia, interpretazione Roberto Trifirò
Scene, costumi, luci Gianni Carluccio
Traduzione e drammaturgia Roberto Trifirò
Assistente alla regia Tommaso Di Pietro
Tecnico Iacopo Bertrand Bonalumi Lottieri
Produzione Teatro Out Off

Debutta in prima nazionale, mercoledì 19 febbraio al Teatro Out Off, Cure di masturbazione per rimanere sano, ovvero IL RE DEL PLAGIO di Jan Fabre, monologo con la regia, l’adattamento drammaturgico e l’interpretazione di Roberto Trifirò. Prosegue così la quarantennale relazione tra l’opera e la poetica del regista fiammingo e il Teatro Out Off diretto da Mino Bertoldo; iniziato nel 1985 e mai interrotto, questo legame si è ulteriormente rinforzato nel 2023, con l’ospitalità in prima nazionale al Teatro Out Off di Peak Mytikas. (On the top of Mount Olympus) e, nel 2024, con il Festival Fabre, oltre che con numerose produzioni del Teatro Out Off su testi di Fabre. E proprio uno dei suoi monologhi “manifesto” sull’arte e sulla sua idea di posizione dell’artista nel mondo porta in scena Roberto Trifirò dal 19 febbraio al 9 marzo: con il testo Il re del plagio Fabre propone una riflessione profonda sul tema dell’autenticità, reiterando il credo artistico della sua opera. Il re del plagio è l’artista-ciarlatano, che difende l’imitazione come strumento di bellezza e di fragilità per creare arte e, allo stesso tempo, per plasmare la propria identità artistica. Un testo di metateatro, in cui Fabre smaschera continuamente l’artificio scenico e rigetta radicalmente il concetto di originalità come assioma artistico.

Come l’imperatore, l’attore-re si rivolge frontalmente al pubblico, con lo scopo di sedurlo: in modo ingenuo e spontaneo gli chiede di rispettarlo, stimarlo e accettarlo; si mette alla prova, ricerca, ripete. Il re del plagio è un angelo che vuole diventare uomo, che vuole rinunciare alla sua immortalità ed essere ascoltato da un tribunale composto da “scimmie chiacchierine” – perché è così che vede gli umani- per giustificarsi, difendersi ed essere ammesso nell’olimpo dell’umanità. Per riuscirci, ha dovuto prima di tutto imparare a “parlare con le parole degli altri”, a plagiare appunto.

Il testo, riadattato e interpretato da Roberto Trifirò, ha più livelli di lettura: la caduta dell’angelo, la genesi dell’uomo, la riflessione sull’imitazione in generale e, più concretamente, sull’imitazione nell’arte, e infine, l’elogio dell’intertestualità. Il tema della copia e della falsificazione si incontrano spesso nell’opera di Fabre: ne Il re del plagio, che forma un dittico con L’imperatore della perdita del 1994, la genesi dell’uomo è chiaramente associata alla sua capacità d’imitazione. Il testo riflette anche sul dualismo tra l’arte in quanto creazione ex nihilo (romanticismo e modernismo) e l’arte in quanto cultura mimetica (rinascimento e post-modernismo).

«L’uomo non si crea mai a partire dal niente, ma attraverso l’esempio di altri esseri umani. L’uomo è per definizione “cultura”, e non “natura originale”. Il desiderio dell’angelo di diventare umano deriva dal fatto che gli uomini possono prendere dei rischi, subire dei fallimenti, perdere la partita, ma anche desiderare e gioire, al contrario dell’angelo che è al di sopra di tutto. L’angelo vuole diventare umano per poter comprendere gli uomini: un’aspirazione il cui tema è stato interpretato in modo mirabile nel film Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders. L’angelo che vuole diventare uomo, nell’opera di Fabre, è l’angelo che abiura il pensiero dell’originalità e che difende il caos socioculturale della letteratura e dell’arte come genio dell’imperfetto, l’arte umana per eccellenza. Si pensi alla celebre asserzione del filosofo e scrittore Paul Valéry: “Ce qui est fini, n’a pas été fait.” (Cahiers, 1894-1914).

Il re del plagio combatte contro l’ossessione dell’originalità, della purezza e del fondamentalismo creativo. L’intertestualità e il plagio sono qualità umaniste: lo scambio di conoscenze, di testi, di frasi, di parole, dal primo disegno rupestre fino alla copia, sono l’impronta attuale. Il desiderio profondo dell’angelo di diventare uomo non implica in alcun caso un’immagine idealizzata dell’uomo. Si tratta, al contrario, dell’amore che suscita l’uomo nel suo difficile esercizio d’equilibrio tra l’angelo e il diavolo che sono in lui. “È tempo di diventare umani e di comprendere che siamo dei mostri.” Dei mostri nel senso di Frankenstein: l’uomo che si crea, che si clona. Il re del plagio prende anche in prestito, nel suo processo di umanizzazione, delle parti dal pensiero di Albert Einstein, Gertrude Stein, Ludwig Wittgenstein e dalle quattro “Stein” alle quali John Brockman ha dedicato un libro negli anni ‘80.» Roberto Trifirò.

Orari spettacoli:
giovedì ore 20.30
mercoledì, venerdì e sabato ore 19.30
domenica ore 16.00

Biglietti Intero: 20€ | Under26: 14€ | Over65: 10€
Biglietti online su vivaticket
Prenotazioni: T. 0234532140 | M. biglietteriaoutoff@gmail.com | WhatsApp  393 885 4859

Spettacolo inserito nell’abbonamento Invito a Teatro.

EL MARCHIONN E LA NINETTA: CARLO PORTA NEL MONDO DEGLI ULTIMI

Fino a domenica 9 febbraio è in scena El Marchionn e La Ninetta: Carlo Porta nel mondo degli ultimi, con la regia di Lorenzo Loris. Lo spettacolo porta in scena la bella traduzione in poesia italiana di Patrizia Valduga di due dei maggiori componimenti di Carlo Porta, nel 250° anniversario dalla nascita: Él lamént del Marchiòn d’ì gàmb avèrt (Lamento di Melchiorre dalle gambe sbilenche) del 1816 e La Ninetta del Verzee (La Ninetta del mercato) del 1814, entrambi considerati i capolavori massimi di poesia in dialetto milanese e tra le opere più significative dell’illustre autore meneghino. La versione in rima italiana della poetessa e traduttrice Patrizia Valduga, che traduce con arte e unicità la poesia del Porta, si integra nello spettacolo con alcuni versi originali in dialetto milanese: scelta di Lorenzo Loris che crea nell’opera un’osmosi di due mondi linguistici e culturali che si intrecciano l’uno con l’altro. Lo spettacolo, che vede in scena Elena Callegari e Mario Sala con Tommaso Di Pietro, restituisce con espressività personaggi popolari e di umile condizione insieme a un affresco vivido della Milano del primo Ottocento, in fervente trasformazione. 

“Si tratta di due storie di esplosioni e lacerazioni di sentimenti, ma non solo. In esse è manifesto il dolore di una classe popolare, “povera”, a cui Carlo Porta dà voce e dignità letteraria. E in quelle figure popolari si possono riconoscere tanti poveri di oggi, dilaniati dall’abbandono, dalla solitudine, dalla miseria. Quell’esplosione la ritroviamo nei dipinti di Franzi: nelle pareti domestiche, nelle mura cittadine. C’è, nei protagonisti, la necessità di dover rendere partecipi gli altri simili del proprio destino, del proprio abbandono, cercando almeno una consolazione nel condividere una pena personale. È un grido d’aiuto quello che si nasconde dietro l’ironia e la sagace vivacità delle descrizioni poetiche. Qualcosa che anche per noi, testimoni del nostro tempo, somiglia alla deflagrazione, alla lacerazione dei sentimenti, all’abbandono in cui gran parte della nostra società può riconoscersi. Sentimenti che, nel tempo in cui viviamo, sono all’ordine del giorno, dove le classi popolari “povere” diventano sempre più indigenti e abbandonate. Dietro a quella solitudine possiamo riconoscere la nostra solitudine contemporanea.” Lorenzo Loris, regista

Le due storie portate in scena raccontano passioni e soprusi amorosi: le disavventure di Ninetta, una pescivendola che lavora al mercato comunale che viene raggirata da un giovane privo di scrupoli, e di un ciabattino, Melchiorre, che suona il mandolino in una sala da ballo e viene circuito da una donna disonesta. Le due poesie sembrano interfacciarsi a specchio e finiscono per scivolare una nell’altra, restituendo uno spaccato di vita popolare di straordinaria vivacità e inesauribile vitalità. Nel testo vengono dipinte scene di una Milano brulicante di suoni, odori e personaggi che sembravano essere sepolti nel nostro animo più profondo e che l’umorismo, la pietà e l’amore del Porta per la sua “gente” ci riportano alla coscienza.

Obiettivo della nuova produzione del Teatro Out Off è quello di avvicinare il pubblico all’opera di Carlo Porta – massimo esponente della poesia in milanese – che ha saputo come nessun altro ritrarre in versi la vita del suo tempo in tutta la sua potenza e in tutta la sua varietà contraddittoria. Con il medesimo desiderio di far conoscere Porta al di fuori della cerchia dei filologi e degli specialisti è nato il libro della Valduga, edito da Einaudi nel 2018:

“Patrizia sembra avere trattato il dialetto milanese di Porta come più volte ha trattato le lingue straniere che ha tradotto: da Shakespeare, a Moliere, a Mallarmé, ecc. Scrivere in versi per Patrizia sembra essere un conforto, una medicina. In essi cerca di comunicare ai lettori la sua passione per la poesia: la gioia a scriverla e il piacere a leggerla. Nella poesia del Porta contano molto il ritmo, la musicalità e la forma. La poesia è una successione di suoni e di ritmi. Anche i versi liberi non sono mai liberi perché devono stare all’interno di una metrica, secondo una loro intrinseca necessità. Questo ordine, questa necessità ne ritmano il significato, anzi i significati: la poesia deve sempre dire di più di quel che dice.

La Ninetta del mercato e Lamento di Melchiorre dalle gambe sbilenche sono due componimenti che esprimono il rammarico per aver perso l’illusoria felicità, ingenuamente malriposta, nei confronti di un giovane e di una donna ammaliatrice, rispettivamente el Pepp e la Tetton. Per cercare di recuperare quelle atmosfere ho voluto integrare, insieme alla traduzione di Patrizia Valduga, alcuni versi originali di Carlo Porta alternandoli con la versione italiana a seconda del significato e creare così un cortocircuito linguistico che favorisca un accostamento fra il tardo Settecento lombardo e la contemporaneità. Quest’opera di avvicinamento tra la lingua italiana di oggi e il dialetto autentico del Porta crea una stretta compenetrazionedi due universi culturali.

Nell’introduzione della prefazione del libro, la poetessa riporta uno scritto di Giovanni Raboni sul grande poeta milanese: il critico letterario sostiene che per mettere chiunque non conosca l’antico dialetto milanese del Porta nella condizione di capire o almeno di immaginare come “suonano”, cosa “sono” al di là del significato letterale, i versi di questo grande autore, “occorra una traduzione vera, una traduzione capace di suggerirne la struttura metrica, e la specificità figurale.” Il lavoro che abbiamo svolto con gli attori tiene come caposaldo la traduzione di Patrizia Valduga proprio per far conoscere il grande poeta al di fuori di una nicchia ristretta di fedelissimi e studiosi.” Lorenzo Loris

Le musiche originali dello spettacolo sono composte dagli allievi del “Corso di Musica per l’immagine” della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, una delle più importanti istituzioni identitarie della città di Milano, fondata nella seconda metà dell’Ottocento. I fondali della scenografia sono stati dipinti da Giovanni Franzi, artista che pone al centro delle sue opere la vita della città e l’interesse per l’essere umano, elementi chiave della poesia del Porta due secoli e mezzo prima.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

Durata: 85 minuti.

Teatro OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano
Orari spettacoli:
martedì e giovedì ore 20.30
mercoledì, venerdì e sabato ore 19.30 
domenica ore 16.00

Prenotazioni e informazioni:

T. 0234532140 | M. biglietteriaoutoff@gmail.com

Biglietteria aperta da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle ore 16.00.
Biglietti online su Vivaticket

Ritiro biglietti negli uffici in via Principe Eugenio 22 dal lunedì al venerdì dalle ore 11.00 alle ore 13.00.

Ritiro biglietti in botteghino via Mac Mahon 16 dal martedì alla domenica un’ora prima dello spettacolo.

Spettacolo inserito nell’abbonamento Invito a Teatro.

El Marchionn e La Ninetta: Carlo Porta nel mondo degli ultimi

Dal 14 gennaio al 9 febbraio 2025 è in scena El Marchionn e La Ninetta: Carlo Porta nel mondo degli ultimi, con la regia di Lorenzo Loris. Lo spettacolo porta in scena la bella traduzione in poesia italiana di Patrizia Valduga di due dei maggiori componimenti di Carlo Porta, nel 250° anniversario dalla nascita: Él lamént del Marchiòn d’ì gàmb avèrt (Lamento di Melchiorre dalle gambe sbilenche) del 1816 e La Ninetta del Verzee (La Ninetta del mercato) del 1814, entrambi considerati i capolavori massimi di poesia in dialetto milanese e tra le opere più significative dell’illustre autore meneghino. La versione in rima italiana della poetessa e traduttrice Patrizia Valduga, che traduce con arte e unicità la poesia del Porta, si integra nello spettacolo con alcuni versi originali in dialetto milanese: scelta di Lorenzo Loris che crea nell’opera un’osmosi di due mondi linguistici e culturali che si intrecciano l’uno con l’altro. Lo spettacolo, che vede in scena Elena Callegari e Mario Sala con Tommaso Di Pietro, restituisce con espressività personaggi popolari e di umile condizione insieme a un affresco vivido della Milano del primo Ottocento, in fervente trasformazione.

“Si tratta di due storie di esplosioni e lacerazioni di sentimenti, ma non solo. In esse è manifesto il dolore di una classe popolare, “povera”, a cui Carlo Porta dà voce e dignità letteraria. E in quelle figure popolari si possono riconoscere tanti poveri di oggi, dilaniati dall’abbandono, dalla solitudine, dalla miseria. Quell’esplosione la ritroviamo nei dipinti di Franzi: nelle pareti domestiche, nelle mura cittadine. C’è, nei protagonisti, la necessità di dover rendere partecipi gli altri simili del proprio destino, del proprio abbandono, cercando almeno una consolazione nel condividere una pena personale. È un grido d’aiuto quello che si nasconde dietro l’ironia e la sagace vivacità delle descrizioni poetiche. Qualcosa che anche per noi, testimoni del nostro tempo, somiglia alla deflagrazione, alla lacerazione dei sentimenti, all’abbandono in cui gran parte della nostra società può riconoscersi. Sentimenti che, nel tempo in cui viviamo, sono all’ordine del giorno, dove le classi popolari “povere” diventano sempre più indigenti e abbandonate. Dietro a quella solitudine possiamo riconoscere la nostra solitudine contemporanea.” Lorenzo Loris, regista

Le due storie portate in scena raccontano passioni e soprusi amorosi: le disavventure di Ninetta, una pescivendola che lavora al mercato comunale che viene raggirata da un giovane privo di scrupoli, e di un ciabattino, Melchiorre, che suona il mandolino in una sala da ballo e viene circuito da una donna disonesta. Le due poesie sembrano interfacciarsi a specchio e finiscono per scivolare una nell’altra, restituendo uno spaccato di vita popolare di straordinaria vivacità e inesauribile vitalità. Nel testo vengono dipinte scene di una Milano brulicante di suoni, odori e personaggi che sembravano essere sepolti nel nostro animo più profondo e che l’umorismo, la pietà e l’amore del Porta per la sua “gente” ci riportano alla coscienza.

Obiettivo della nuova produzione del Teatro Out Off è quello di avvicinare il pubblico all’opera di Carlo Porta – massimo esponente della poesia in milanese – che ha saputo come nessun altro ritrarre in versi la vita del suo tempo in tutta la sua potenza e in tutta la sua varietà contraddittoria. Con il medesimo desiderio di far conoscere Porta al di fuori della cerchia dei filologi e degli specialisti è nato il libro della Valduga, edito da Einaudi nel 2018:

“Patrizia sembra avere trattato il dialetto milanese di Porta come più volte ha trattato le lingue straniere che ha tradotto: da Shakespeare, a Moliere, a Mallarmé, ecc. Scrivere in versi per Patrizia sembra essere un conforto, una medicina. In essi cerca di comunicare ai lettori la sua passione per la poesia: la gioia a scriverla e il piacere a leggerla. Nella poesia del Porta contano molto il ritmo, la musicalità e la forma. La poesia è una successione di suoni e di ritmi. Anche i versi liberi non sono mai liberi perché devono stare all’interno di una metrica, secondo una loro intrinseca necessità. Questo ordine, questa necessità ne ritmano il significato, anzi i significati: la poesia deve sempre dire di più di quel che dice.

La Ninetta del mercato e Lamento di Melchiorre dalle gambe sbilenche sono due componimenti che esprimono il rammarico per aver perso l’illusoria felicità, ingenuamente malriposta, nei confronti di un giovane e di una donna ammaliatrice, rispettivamente el Pepp e la Tetton. Per cercare di recuperare quelle atmosfere ho voluto integrare, insieme alla traduzione di Patrizia Valduga, alcuni versi originali di Carlo Porta alternandoli con la versione italiana a seconda del significato e creare così un cortocircuito linguistico che favorisca un accostamento fra il tardo Settecento lombardo e la contemporaneità. Quest’opera di avvicinamento tra la lingua italiana di oggi e il dialetto autentico del Porta crea una stretta compenetrazionedi due universi culturali.

Nell’introduzione della prefazione del libro, la poetessa riporta uno scritto di Giovanni Raboni sul grande poeta milanese: il critico letterario sostiene che per mettere chiunque non conosca l’antico dialetto milanese del Porta nella condizione di capire o almeno di immaginare come “suonano”, cosa “sono” al di là del significato letterale, i versi di questo grande autore, “occorra una traduzione vera, una traduzione capace di suggerirne la struttura metrica, e la specificità figurale.” Il lavoro che abbiamo svolto con gli attori tiene come caposaldo la traduzione di Patrizia Valduga proprio per far conoscere il grande poeta al di fuori di una nicchia ristretta di fedelissimi e studiosi.” Lorenzo Loris

Le musiche originali dello spettacolo sono composte dagli allievi del “Corso di Musica per l’immagine” della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, una delle più importanti istituzioni identitarie della città di Milano, fondata nella seconda metà dell’Ottocento. I fondali della scenografia sono stati dipinti da Giovanni Franzi, artista che pone al centro delle sue opere la vita della città e l’interesse per l’essere umano, elementi chiave della poesia del Porta due secoli e mezzo prima.

“Merito dunque all’Out Off di aver riscoperto questa “bellezza” antica, ma ancora potentemente comunicativa, del Porta con El Marchionn e La Ninetta: Carlo Porta nel mondo degli ultimi, un dittico diretto da Lorenzo Loris, artefice di questa operazione, che abbina due celebri storie, “Il lament del Marchionn di gamb avert” del 1816, sulle tristi vicende amorose del povero Marchionn, ciabattino viandante che perde la testa per la Tetton, e crede di poter fare con lei una famiglia, ma l’epilogo sarà ben diverso. E “La Ninetta del Verzee” (La Ninetta del mercato), del 1814 successo e declino di una pescivendola che si fa raggirare da un bellimbusto che le “brucia” tutti gli averi. Due vividi ritratti di vita e sentimenti popolari, che si seguono con piacere, nella descrizione di quella Milano d’antan, negli stati d’animo così concreti. Occasione soprattutto di ascoltare una lingua colorita, corrosiva, espressiva perfino nel turpiloquio, come è il dialetto “poetico” de Porta . E si rivela legittima la scelta del regista di ibridare l’originale con la bella, vivace traduzione in italiano di Patrizia Valduga che non ne tradisce la forza prorompente. E in questo un plauso va ai due interpreti, Mario Sala e Elena Callegari, attori storici dell’Out Off, qui accompagnati da Tommaso Di Pietro nel ruolo di comparsa, immedesimati con verità nelle vesti dei due poveracci “fregati” dall’amore e dal desiderio, ma anche abilmente disinvolti col dialetto e la vivacità espressiva della lingua del Porta.” Anna Bandettini, la Repubblica Post Teatro, 24 gennaio.

“La lingua materica, unica, essa stessa personaggio, eruzione lavica, magma incandescente che cola nelle orecchie, vive una trasfigurazione attraverso la traduzione della poetessa Valduga, lasciandosi però contaminare dai versi originali.[…] Elena Callegari è una Ninetta baudelairiana, ed ha più ricordi che se avesse mille anni. Ha il merito di portare in una dimensione sublimata, persino serica, le forti emozioni che agitano il personaggio. Suona uno spartito vocale alla Chopin, dove i pianissimi, i tocchi leggeri, i fiori musicali, nascondono i cannoni di accordi pieni, pronti ad esplodere. E’, certamente, una Fedra ribelle alla trama euripidea; è una donna di sentimenti radicali, ulteriore tappa di una lunga teoria di personaggi che passa da Medea, Arianna, Didone.” Danilo Caravà, Milano Teatri.

“Un plauso agli straordinari attori per la loro interpretazione e al lavoro di Loris, teso a restituire e non far dimenticare una dignità poetica e narrativa di una metropoli troppo spesso fuorviata nel presente da modelli e paradigmi che non le appartengono.” Claudio Elli, Punto e Linea Magazine

Recensione di Marta Calcagno Baldini, Il Giornale 18 gennaio.

Articolo la Repubblica 15 gennaio. Intervista di Simone Mosca a Patrizia Valduga.

Il corriere della sera; intervista di Livia Grossi a Lorenzo Loris.

Recensione di Danilo Caravà su Milano Teatri. 27 gennaio.

Recensione di Carlo Tomeo.

Recensione di Saul Stucchi.

Recensione di Claudio Elli.

Traduzione di Patrizia Valduga
Con Elena Callegari e Mario Sala
Con la partecipazione di Tommaso Di Pietro
Regia di Lorenzo Loris
Musiche originali degli Allievi del “Corso di Musica per l’immagine” della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado: Andrea Bevilacqua, Matej Sancin, Fabrizio Zirilli
Scene Lorenzo Loris, Luigi Chiaromonte, Gianluca Sesia
Interventi pittorici Giovanni Franzi
Costumi Nicoletta Ceccolini
Schema Luci Luigi Chiaromonte
Luci Iacopo Bertrand Bonalumi, Lottieri e Lorenzo Loris
Produzione Teatro Out Off
Con il sostegno di NEXT – Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo – Edizione 2024/2025

Durata: 85 min.

 

La Casa dell’autore – 7 Interviste ad attori, registi, autori

a cura di Davide Pinardi

Progetto realizzato da Teatro Out Off per MM – Centrale dell’Acqua

“Di colpo, la svolta. Dovevamo diventare tutti nomadi, cittadini del mondo. Non c’era più bisogno di possedere nulla di fisso perché tutto era temporaneo, condiviso.
E poi, di colpo, la svolta. Costretti in casa, senza quasi poter uscire per strada, rintanati per difenderci dal pericolo.
E così la casa ha ritrovato per noi valori archetipici, è diventata un luogo di protezione, laboratorio della quotidianità, l’unica dimensione nella quale siamo veramente padroni e al sicuro.
Non più una casa ridotta a deposito di vestiti, a letto per la notte, a cucina per mangiare, ad albergo dove comodamente arrivare e andarsene,
Invece spazio per custodire la propria identità, baluardo che protegge noi e i nostri cari, scrigno delle nostre memorie, luogo forse angusto ma certamente nostro.
Che svolta radicale, e in così poco tempo!
Parliamone di questo con degli artisti, degli attori, con persone abituate a volte a rimanere chiuse in casa per settimane per preparare una parte oppure a non starci mai per andare in tournée…
Cos’è diventata, per voi, la vostra casa?“

Davide Pinardi

“Resta in Centrale” ogni venerdì a partire dal 12 giugno sulla pagina facebook di Centrale dell’Acqua

12 giugno – Gigio Alberti, attore di teatro e di cinema
19 giugno Monica Bonomi, autrice e attrice
26 giugno Giacomo Carson, attore e pianista
3 luglio Harriet Carnevale, attrice e danzatrice
10 luglio Massimiliano Cividati, autore, regista
17 luglio Elena Callegari , attrice di teatro

24 luglio Carlotta Cernigliaro, artista grafica e organizzatrice di eventi culturali

Su memoMI il video di Giovanni Zaninotto per i 40 anni dell’Out Off

E’ online sul sito di  memoMI  il video di Giovanni Zaninotto sui 40 anni dell’Out Off con un’intervista al fondatore Mino Bertoldo.

Un tuffo nel passato glorioso dell’Out Off e nei turbolenti anni ’70, un documento che racconta una stagione importante della cultura milanese e che ci permette di comprendere meglio quello che oggi è il teatro di via Mac Mahon  e l’ impegno che dura tutt’ora nel teatro e nell’arte.